Il Tempio di San Sebastiano è oggi un luogo di commemorazione per i caduti per la patria, e conserva la memoria di soldati e civili morti tra Ottocento e Novecento. Il piano inferiore, di cui non si conosce la funzione originale, fu dedicato in particolare ai Martiri di Belfiore. Il Tempio fu costruito nel 1460, quando una grave epidemia di peste spinse Ludovico Gonzaga a commissionare un edificio votivo a San Sebastiano. Il progetto fu affidato a Leon Battista Alberti, già a Mantova per il Concilio convocato da Papa Pio II. Alberti, figura fondamentale dell’architettura rinascimentale, pensò a una struttura a pianta centrale ispirata ai modelli classici, ma il progetto rimase incompiuto e subì numerose modifiche nel tempo. Le più evidenti risalgono agli anni Venti del Novecento, quando l’edificio, abbandonato dopo essere stato carcere e caserma, fu trasformato in sacrario dedicato ai caduti. Tra il 1852 e il 1855, nel clima di repressione seguito ai moti risorgimentali, ci fu l'arresto di molti patrioti mantovani, molti dei quali condannati a morte dagli austriaci. Don Enrico Tazzoli, sacerdote e intellettuale, Carlo Poma, medico, Angelo Scarsellini, Bernardo De Canal e Giovanni Zambelli furono impiccati nella Valletta Belfiore, alle porte della città. Nel Tempio oggi si conservano le forche usate per le esecuzioni e la cassa con le reliquie dei martiri, a testimonianza del loro sacrificio per un’Italia libera e unita. Il monumento, oggi parte integrante della memoria pubblica cittadina, è diventato luogo di commemorazione ufficiale e simbolo della storia del Risorgimento.