

Traduzione
Davanti a voi c’è il Teatro Sociale, principale teatro della città, luogo di intrattenimento e aggregazione sociale, ma soprattutto spazio di espressione politica durante il Risorgimento. Nato grazie all’iniziativa di un gruppo di cittadini, fu costruito in stile neoclassico su progetto dell'architetto ticinese Luigi Canonica nel 1822. Tre anni dopo l’imperatore d’Austria Francesco I, in occasione della sua visita a Mantova, fu accolto nella sfarzosa sala del teatro illuminata a giorno con candele. Nel 1848 fu rappresentata l’opera Alberto di Saviola del compositore mantovano Lucio Campiani. Ambientato nel Quattrocento, il dramma narra la presa del potere dei Gonzaga. I sentimenti patriottici, espressi dai protagonisti, richiamavano le aspirazioni identitarie dei contemporanei: il successo dell’opera esprimeva infatti il grande desiderio di indipendenza e libertà che cominciava a diffondersi in città. Pochi giorni dopo, in una città affollata dagli abitanti del contado per la festa del patrono, si diffondevano notizie dei moti rivoluzionari di Vienna e Milano e della concessione dello Statuto da parte della monarchia sabauda. La speranza che anche l’impero asburgico concedesse una costituzione fece sventolare le bandiere dai balconi, mentre sui cappelli e sui baveri comparvero coccarde tricolori. Quella stessa sera, al Teatro Sociale, nessun palco era vuoto e una grande bandiera tricolore passava di palco in palco al grido “Viva l’Italia! Viva la Costituzione! Viva Mazzini! Abbasso i Gesuiti!”. La speranza dei mantovani, però, lasciò presto il posto a delusione e rammarico, che provocarono diverse manifestazioni di protesta, tra cui la diserzione delle rappresentazioni teatrali. Il 7 dicembre 1852, giorno dell’impiccagione dei ‘martiri di Belfiore’, il teatro restò quasi vuoto: l’incasso quella sera fu solo di 7 lire. Nel 1866, con l’annessione del Mantovano al Regno d’Italia, il Teatro Sociale ospitò il re Vittorio Emanuele II per la rappresentazione dell’opera Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi. L’anno successivo Giuseppe Garibaldi, assistette alla rappresentazione de Il Trovatore, sempre di Verdi. Oggi due lapidi sulla facciata ricordano queste visite illustri.