Sopra la piccola porta a sinistra della chiesa di Santa Teresa, al civico 38 di via Mazzini, una lapide in marmo indica il confortatorio: il luogo dove i condannati a morte ricevevano conforto religioso prima dell’esecuzione. Nel 1852 cinque delle stanze del convento dei Padri Carmelitani Scalzi, accanto all’omonima chiesa, furono trasformate in carceri temporanee e utilizzate per rinchiudere i patrioti, noti come i Martiri di Belfiore, nei giorni prima delle esecuzioni. Monsignor Luigi Martini, sacerdote noto per la sua carità e le doti diplomatiche, offrì loro sostegno spirituale. Solo dopo l’annessione di Mantova al Regno d’Italia Martini scrisse le memorie degli ultimi giorni dei patrioti. Nel libro Il Confortatorio di Mantova racconta la congiura di Belfiore, le vite dei protagonisti e i colloqui con i prigionieri. Pubblicato in tiratura limitata nel 1867, il volume suscitò grande interesse e ricevette apprezzamenti, tra cui quelli di Alessandro Manzoni e Niccolò Tommaseo. Uscì anche una seconda edizione, ma non fu distribuita per evitare la censura. All’inizio del Novecento il libro fu ristampato in versione ridotta e divulgativa e, solo a metà del ‘900, fu pubblicato integralmente diventando un documento importante per la storia del Risorgimento. La lapide fu collocata sopra la porta del confortatorio il 7 dicembre 1922, in occasione del settantesimo anniversario dell’impiccagione di don Enrico Tazzoli, Carlo Poma, Angelo Scarsellini, Bernardo de Canal e Giovanni Zambelli. Con un linguaggio celebrativo, ricorda il sacrificio di questi patrioti che credettero nell’unità e nell’indipendenza dell’Italia.