

Sulla facciata del palazzo una lapide in marmo bianco ricorda il sacerdote Enrico Tazzoli e i suoi incontri con i compagni per “la redenzione della patria”. Enrico Tazzoli nacque a Canneto sull’Oglio, in provincia di Mantova, nel 1812, da una famiglia benestante. La madre, Isabella Arrivabene, proveniva da una famiglia nobile, mentre il padre Pietro apparteneva alla borghesia locale. Dopo gli studi privati, Tazzoli si formò nel seminario di Mantova e fu ordinato sacerdote. Fu un predicatore e insegnante molto apprezzato, attento ai problemi sociali del suo tempo. Si impegnò per aiutare i più poveri e, in particolare, per l’educazione dei bambini. Promosse scuole serali e festive e lavorò come segretario degli asili d’infanzia ispirati alle idee educative di Ferrante Aporti. Negli anni successivi, Tazzoli prese parte alla cosiddetta Congiura di Belfiore, azione cospirativa ispirata agli ideali democratici di Giuseppe Mazzini, e partecipò alla fondazione del comitato mantovano presso palazzo Benintendi, diventandone una figura centrale. Il comitato cercava di estendere la rete cospirativa tra Lombardia e Veneto, organizzando la propaganda e preparando piani militari. Nel 1852 Tazzoli fu arrestato nella sua casa. Le autorità trovarono documenti compromettenti, tra cui il registro cifrato delle attività del comitato. Fu accusato di alto tradimento e condannato a morte per impiccagione. Su richiesta del generale Radetzky, gli venne imposta la riduzione allo stato laico. L’esecuzione avvenne nella valletta Belfiore, insieme ad altri patrioti noti come Martiri di Belfiore.