Sulla facciata di questo palazzo una lapide in marmo bianco ci ricorda che proprio qui, in via Carlo Poma 14, visse un giovane medico patriota che, insieme ad altri, si oppose al governo austriaco. Nella parte superiore della lapide compare una chioma d’alloro, simbolo di gloria eterna; sotto, le foglie di quercia rappresentano la forza, trattenute da un nodo che allude ai legami che resistono al passare del tempo. Carlo Poma era nato a Mantova, nel 1823. Medico di professione, coltivava anche la filosofia, la letteratura e le lingue straniere. Lavorava all’ospedale cittadino dedicandosi in particolare ai malati più poveri. Animato da ideali democratici e repubblicani, aderì insieme ad altri patrioti alla cosiddetta Congiura di Belfiore, motivo per cui, nel giugno del 1852, fu arrestato e rinchiuso nelle carceri della Mainolda, nel centro della città. Per sfuggire alla disperazione escogitò un modo per comunicare con la sua famiglia, scambiandosi biglietti nascosti nel cambio della biancheria. Nei suoi scritti si legge di un giovane preoccupato per la madre e desideroso dell’amore dei suoi famigliari. Solo il loro affetto gli impediva di deprimersi, scriveva. Non potendogli fare visita, i suoi cari facevano sentire la loro presenza passando sotto la sua cella fischiettando arie di Gaetano Donizetti. A volte gli portavano fiori del loro giardino, gerani, garofani, oleandri, fiori di cedro. Dopo qualche mese, fu trasferito nelle carceri del Castello di San Giorgio. Giudicato colpevole, il 7 dicembre fu impiccato nella Valletta Belfiore assieme ad altri patrioti. A Carlo Poma, furono intitolate vie in tutta Italia, così come l’attuale ospedale di Mantova. Nel 1868 persino Mulo, il paese di origine della madre, Anna Filippini, mutò nome in Villa Poma in suo onore.